sabato 9 maggio 2020

Céline: grande scrittore, uomo spregevole


Ho finalmente letto Viaggio al termine della notte, un grande romanzo, uno dei più innovativi della letteratura francese del ‘900. Penso che solo un essere spregevole, come in effetti fu Céline, potesse arrivare a descrivere così bene quell’umanità sordida e meschina, immersa in “una miseria morale che è ancora peggiore di quella materiale”, come è stato scritto. Ci riesce, perché anche lui è così. Il protagonista del Viaggio (1932) schiettamente autobiografico, è appena meno colpevole degli altri personaggi, ma è complice dei loro misfatti, esattamente come Céline sarà complice, in seguito, degli occupanti nazisti e dello sterminio degli ebrei francesi, attraverso i suoi famigerati e odiosi tre pamphlet antisemiti. Alla Liberazione, Céline scappa in Germania, poi in Danimarca, dove si nasconde finché non viene stanato, processato e condannato a un anno di carcere. Tornerà in Francia solo nel 1951, amnistiato, e vivrà in povertà e solitudine fino alla morte nel 1961. Ha scritto altri libri, che ora mi attraggono molto: li cercherò, li leggerò. Céline è sicuramente uno scrittore di straordinario talento, ma il giudizio sulla qualità morale dell’uomo non può cambiare. Alcuni, fra cui Camus e Gallimard, hanno cercato di essere indulgenti, lui stesso in alcune interviste tenta di giustificarsi, presentandosi come un misantropo, un personaggio dolente e bizzarro, un anarchico. No, non scherziamo: nessuno sconto è possibile. Le parole di disprezzo e di odio, l’incitamento alla delazione e allo sterminio degli ebrei francesi sono colpe che non si possono emendare.

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