mercoledì 14 novembre 2018

"L'Argentino", di Ivano Porpora


“Non cambiate mai”, dice l’Argentino sconsolato agli abitanti di San Cristobal. Lo hanno soprannominato così non perché quella sia la sua origine, ma solo perché è venuto da fuori. Da un posto imprecisato, lontano. E’ uno straniero, dunque un estraneo, malvisto e malvoluto. “Non imparate mai”, ripete alla fine del romanzo. Dopo “Nudi come siamo stati”, uscito lo scorso anno, Ivano Porpora si conferma una delle voci più interessanti e innovative nel panorama letterario italiano. (...)
Porpora elabora una forte e appassionata metafora del messaggio evangelico. Il romanzo altro non è, infatti, che una potente trasfigurazione della discesa di Cristo sulla terra: quando il protagonista fa la sua comparsa nel paesino avvolto nella canicola, passa quasi inosservato; ma dopo la sua partenza, nulla sarà più come prima. (...)
“L’Argentino mi guardò in faccia, e fu l’ultima volta che lo fece. Sorrise, e disse: “Non cambiate mai”. Poi si incamminò per la carretera di Arriba, e io non distolsi lo sguardo nemmeno quando non fu altro che un piccolo punto, indistinguibile, che camminava immerso nella calura di un giorno di agosto inoltrato, riverberato dal sentiero liquido che lo specchiava; e chissà se era ancora lui, o un miraggio”.

A questo link, la mia recensione di "L'Argentino", di Ivano Porpora (Marsilio) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di stamane.

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