sabato 24 marzo 2018

"Giorni luminosi", di Aharon Appelfeld

Theo è sopravvissuto all’Abisso. Il giovane ebreo austriaco, reduce dai campi di concentramento, decide di tornare a casa, nella piccola Strandberg, con la speranza di ritrovare i genitori e i luoghi dell’infanzia perduta. (...)
Lungo il percorso, la mente di Theo vaga nella rievocazione dei “giorni luminosi”, la stagione dell’innocenza precedente all’abominevole sofferenza patita. (...)
Il lettore intuisce presto che l’idea di rivederli è illusoria, Theo ne sarà consapevole solo per gradi, attraverso un procedimento introspettivo. (...)
Il ritorno alla realtà è un ingranaggio rugginoso, inceppato dal male. Come in un sogno, Theo si muove a fatica, trattenuto da fili invisibili: tutto è incerto, vago, indaginoso. Nella sua mente, lesionata dalle brutalità subìte, il presente si confonde con i ricordi, i ricordi con i sogni e i sogni con gli incubi. La circolarità di questo procedimento narrativo e l’atmosfera rarefatta avvolgono il lettore, che si lascia trasportare in un dolente processo di ricostruzione. (...)

A questo link, la mia recensione completa di "Giorni luminosi", pubblicata sul quotidiano Il Foglio del 28 febbraio scorso.
https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2018/02/28/news/giorni-luminosi-aharon-appelfeld-guanda-181268/

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