martedì 14 marzo 2017

De Magistris, peggiore del pessimo

Ho sempre avuto una pessima considerazione di Luigi De Magistris, ma mi sbagliavo: è ancora peggiore di quanto pensassi. Il sindaco di Napoli ha sfoggiato, in questi giorni, tutti i difetti e i vizi tipici della politica e della storia d’Italia. Costui non è solo un demagogo e un giustizialista come tanti altri: è anche un violento, cinico e privo di scrupoli, che strizza l’occhiolino ai più estremisti, dichiara di “stare dalla loro parte” - cioè li difende e li copre politicamente - salvo poi prendere le distanze quando le cose finiscono male, e imputare a non meglio identificati “infiltrati” la responsabilità di fatti gravi e pericolosi, degli scontri e dei numerosi feriti e contusi (soprattutto fra le forze dell’ordine).
Insomma De Magistris tira il sasso e poi nasconde la mano, come è tipico dei politicanti e degli arruffapopolo.
Persino Di Pietro una volta ebbe a dire, in riferimento al personaggio: “Anch’io ho fatto arrestare molte persone, in vita mia; però alcune riuscivo anche a farle condannare, ogni tanto, mentre lui…”. Mentre lui no: come pubblico ministero De Magistris ha incarcerato tanta gente risultata innocente, ha collezionato un fiasco giudiziario dietro l’altro, si è fatto una enorme pubblicità sulla pelle delle sue vittime, poi si è buttato in politica con grande successo, approfittando del vuoto venutosi a creare dopo la caduta di Berlusconi e della crisi sociale di Napoli.
Se c’è una cosa veramente inaccettabile, negli scontri di Napoli di questi giorni, è l’eterno, becero ricorso alla “teoria della provocazione”. Un partito o un personaggio politico – non importa quali – intende organizzare una manifestazione, ma il fatto viene bollato come “provocazione”. Di conseguenza, sulla base di questo giudizio arbitrario, viene contestato e negato l’esercizio di fondamentali diritti costituzionali. Si organizzano manifestazioni contro la libertà di manifestazione, si parla contro la libertà di parola, il primo cittadino invita i cittadini a mobilitarsi contro la legge e l’ordine pubblico.
Poi arrivano gli scontri e le violenze e De Megistris la butta in caciara: “Lo avevo detto che sarebbe finita male, ma non mi hanno voluto ascoltare”, “E’ tutta colpa degli infiltrati” e ovviamente “Io non sto con i razzisti”, per rivendicare l’assurda pretesa di negare i diritti altrui.
Questo è De Magistris: un paladino della prevaricazione, un fautore dell’aggressione giudiziaria, politica e ora anche fisica ai diritti costituzionali degli avversari. Un estremista giacobino.
Anche i grillini sono così, ma finora, di fronte alle violenze di piazza, si sono sempre fermati. Invece sabato scorso, a Napoli, De Magistris e i suoi hanno superato anche questa sottile linea di demarcazione. Un altro piccolo ma significativo passo verso il degrado politico e civile italiano.



Nessun commento:

Posta un commento