sabato 19 novembre 2016

"Israele - Diario di un assedio", di Ugo Volli

Un merito, sopra tutti gli altri, andrebbe riconosciuto a “Informazione Corretta”: non esiste in Italia nessuna altra fonte - proprio nessuna - che fornisca quotidianamente un panorama così esauriente e completo su quanto viene scritto e pubblicato, riguardo a Israele, il Medio Oriente e gli ebrei. Tutto ciò che si può leggere, da Libero a Il Manifesto; tutto ciò che scorre fra l’amore e l’odio per Israele; tutto ciò che spazia dall’ebraismo all’antisemitismo, trova nel sito fondato nel 2001 da Angelo Pezzana un puntuale riscontro, quasi sempre accompagnato da un’analisi critica o da un breve commento.
Ma IC non è un’agenzia, non si limita a collettare articoli di stampa. E’ un sito c­­­he si avvale di una squadra di combattivi commentatori, fra i quali spicca il nome di Ugo Volli, autore delle giornaliere “Cartoline da Eurabia”, che per quasi otto anni - a partire dal febbraio 2009 – hanno rappresentato l’articolo di fondo di questo originale quotidiano on line. In occasione del 15.mo anniversario di Informazione Corretta, la casa editrice Proedi pubblica una raccolta di oltre 300 di questi editoriali, con il titolo emblematico “Israele – Diario di un assedio”.
Anche per chi non condivide necessariamente il punto di vista del “falco” Volli, questo volume di oltre 600 pagine rappresenta uno strumento prezioso, che consente un utile ripasso di tanti episodi anche secondari o marginali, in gran parte ignoti, ignorati o caduti nel di­menticatoio, del conflitto mediorientale.
Nel fuoco della polemica contro l’aggressività araba e il terrorismo islamico, contro il conformismo dei media europei, contro la politica di appeasement della diplomazia internazionale, l’autore trova il tempo per la sua “battaglia delle idee”, che conduce con spunti e riflessioni di notevole interesse culturale.
In riferimento all’opinione pubblica europea, Volli chiama in causa duramente quello che egli definisce “l’antisemitismo morbido”, che conta fra le sue fila anche alcuni intellettuali ebrei o di origine ebraica. Uno degli scritti più stimolanti del volume è del febbraio 2013, in polemica con Sergio Luzzatto ed Enzo Traverso. Secondo costoro, dopo il 1950 la cultura ebraica si sarebbe inaridita in una svolta conservatrice, causata da un lato dalla Shoah, da un altro lato dalla nascita di Israele, in particolare dopo la Guerra dei Sei Giorni del ‘67. Questi fattori avrebbero portato gli ebrei a “riconciliarsi con le passioni identitarie e con le ragioni politiche delle destre occidentali”. Secondo questo schema, osserva Volli, gli ebrei buoni sarebbero quelli affrancati in precedenza dall’ebraismo, gli ebrei cattivi quelli che invece sostengono Israele e si nutrono di “passioni identitarie”. “Ringraziando Traverso e Luzzatto per l’amore che portano agli ebrei che si suicidano o sono uccisi, preferisco di gran lunga essere un ebreo vivo, circondato da altri che hanno il merito di fare vivere il popolo ebraico”.
Perché tutto il mondo se la prende con Israele? è la domanda retorica di Volli, che risponde citando un’intervista ad Aharon Appenfeld, pubblicata su La Stampa nel 2012: “Perché gli israeliani sono ciò che rimane degli ebrei. Gli ebrei europei prima della guerra erano 12 milioni, oggi meno di un milione. Al limite si può odiare un vicino di casa, ma se non ce ne sono più, come si fa a odiarli? Odiare gli ebrei in Europa è un anacronismo”. Quindi, secondo lei, essere anti-israeliani è come essere antisemiti? chiede l’intervistatore. “Sì, certamente”, risponde Appenfeld, e con lui Ugo Volli.



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